La Giornata Internazionale del Mar Mediterraneo e la gestione virtuosa dei rifiuti

L’8 luglio si celebra la giornata internazionale del Mar Mediterraneo, un’occasione per acquisire consapevolezza sullo stato di salute del Mare Nostrum e sui pericoli che lo minacciano.

I numeri del Mar Mediterraneo

Secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono più di 240 le specie aliene identificate nel nostro mare, di cui il 68% ormai stabile lungo le nostre coste. Sui fondali italiani si deposita più del 70% dei rifiuti marini, dei quali il 77% è plastica. Sulle spiagge, con una media di 400 rifiuti ogni 100 metri, la situazione non è migliore. Nel Mediterraneo più del 63% di tartarughe marine ha ingerito plastica. Malgrado ciò le azioni per la sostenibilità stanno dando i loro frutti: gli stock ittici, pur rimanendo sovra sfruttati, in 6 anni passano dall’85% al 75%.

Una zuppa di plastica

Il Mare Mediterraneo è stato definito nel 2017 una “zuppa di plastica”, poiché insieme alle 5 “isole di plastica” presenti negli oceani rappresenta uno dei luoghi più critici al mondo per quanto riguarda i rifiuti solidi marini.

I prodotti di scarto delle attività umane invadono le spiagge, galleggiano sul pelo dell’acqua e si depositano sui fondali, non risparmiando nemmeno le zone più remote: sono state rilevate bottiglie e altri rifiuti di plastica fino a 4500 m di profondità, nei canyon sottomarini.

Anche se in assoluto la quantità alla deriva nel Mediterraneo è più bassa di quella negli oceani, la concentrazione in alcuni punti delle sue acque è tra le più alte del mondo. In un’ampia area tra Toscana e Corsica sono state rilevate fino a 10 kg di microplastiche, particelle più piccole di 5 millimetri, per chilometro quadrato.

A rendere il Mare Nostrum particolarmente fragile sono le sue caratteristiche. Sulle coste del Mare nostrum ci sono più di 200 milioni di abitanti e si stima che ogni giorno arrivino in mare 731 tonnellate di rifiuti plastici.

I numeri maggiori sono attribuibili alla Turchia (144 tonnellate), seguita da Spagna (125 tonnellate) e Italia (90 tonnellate). Inoltre, si tratta di un bacino semichiuso, dove il tempo di permanenza di una particella d’acqua è di 1000 anni e quindi il ricambio è davvero lento. A questo si aggiunga l’elevato traffico marino (nelle sue acque passa il 30% del traffico marittimo mondiale), la presenza di grandi fiumi che fungono da collettori di rifiuti durante il loro percorso (ad esempio il Po, il Danubio, il Rodano, per citare i principali) e l’intensità del settore turistico.

Possibili soluzioni: la pesca dei rifiuti

La situazione nel Mar Adriatico non è certo migliore. Dal rapporto “Marine Litter assessment in the Adriatic & Ionian seas” pubblicato di recente nell’ambito del progetto europeo DeFishGear (www.defishgear.net) e a cui ISPRA ha partecipato, emerge che in media, lungo le coste adriatiche, si possono trovare 658 oggetti spiaggiati ogni 100 metri di litorale. Sulla superfice del mare galleggiano una media di 332 oggetti per chilometro quadrato mentre sul fondo la situazione è anche peggiore, con 510 oggetti ogni chilometro quadrato. La maggior parte di questi rifiuti, parliamo di valori attorno al 90%, è di plastica. Sulle spiagge sono stati trovati principalmente pezzi di imballaggi, frammenti di polistirolo e bastoncini cotonati. A galleggiare sulla superfice del mare sono soprattutto buste di plastica, pezzi e fogli di plastica. Anche sul fondo del mare abbondano pezzi di plastica di varia natura oltre che, in alcune zone come il Golfo di Venezia, le retine utilizzate per l’allevamento delle cozze.

Il rapporto nasce da una vasta campagna di monitoraggio cui hanno partecipato 9 Istituti, Enti e Università di 7 diversi Paesi che condividono il bacino Adriatico e Ionico fra cui, per l’Italia, ISPRA e ARPA Emilia Romagna, che fanno parte del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). La campagna di monitoraggio ha coinvolto Albania, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Italia, Grecia, Montenegro e Slovenia. Sono stati analizzati 180 transetti su spiaggia in 31 diversi siti, per un totale di 32.200 metri quadrati estesi su oltre 18 chilometri di costa. Sono stati inoltre effettuati 66 transetti a bordo di pescherecci per valutare i rifiuti galleggianti, percorrendo un totale di 415 chilometri, mentre osservatori su ferry-boat hanno monitorato un totale di 9.062 chilometri di mare. Per quanto riguarda i rifiuti sul fondo, sono stati campionati 11 siti con pescherecci a strascico per un totale di 121 cale, ed effettuati 38 transetti in 10 diversi siti tramite operatori subacquei.

Il progetto DeFishGear non si è limitato a scattare una prima fotografia del problema dei rifiuti nel bacino Adriatico-Ionico. Sono state sperimentate possibili azioni di riduzione e mitigazione del problema. In particolare, è stata importata dal Nord Europa la pratica cosiddetta del Fishing for Litter, la pesca dei rifiuti.

L’iniziativa consiste nel dotare i pescatori, principalmente quelli impegnati nella pesca a strascico, di grandi borse dove riporre i rifiuti che si accumulano nelle reti durante le attività di pesca e dare loro la possibilità di smaltire a terra gratuitamente questi rifiuti, una volta rientrati in porto.

Tra il 2014 e il 2016 sono state realizzate azioni pilota in 15 porti dislocati in 5 paesi Adriatici (Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro e Grecia), con il risultato di 144 tonnellate di rifiuti marini raccolti e smaltiti dai pescatori, di cui 84 solo in Italia (nei porti di Chioggia, Cattolica, Ancona e Molfetta). Con la fine del progetto molte di queste azioni pilota si sono concluse, ma si spera che presto le problematiche legislative ed amministrative legate a questa attività vengano superate e che la pratica del Fishing for Litter si diffonda nelle principali marinerie italiane e non solo, visto che rappresenta un’efficace misura per la riduzione dei rifiuti in mare come richiesto dalla Strategia Marina per il 2020.

Berg Phi e la gestione consapevole dei rifiuti

L’azienda Berg Phi, coinvolta nel mondo dei servizi ambientali da oltre vent’anni, gestisce in modo consapevole qualsiasi tipologia di rifiuto, comprese le plastiche e i polimeri, materiali che come abbiamo visto finiscono in mare.

Quello che è importante comprendere, in questo ambito, è che ogni rifiuto va gestito in modo diverso, secondo regole precise e stringenti. È per questo motivo che è preferibile affidarsi ad uno specialista del settore, per evitare di sbagliare e soprattutto per sfuggire a sanzioni pecuniarie e penali.

Grazie agli anni di esperienza maturati, l’operato di Berg Phi è in linea con i principi generali dell’economia circolare, quali il riciclo dei materiali

Inoltre, affidando a Berg Phi la gestione dei rifiuti d’ufficio (plastiche, carta e cartone, mobilio, rifiuti elettrici ed elettronici, condizionatori, estintori) sarete sicuri che Ambiente e Natura saranno rispettati e tutelati.

Una possibilità interessante è il progetto Print Releaf, grazie al quale Berg Phi consente ad ogni cliente di piantare un albero per ogni Ecobox di toner esausti ritirato. In questo modo, non solo i toner esausti saranno gestiti in modo virtuoso (essi vengono portati nell’impianto di trattamento e vengono estratte materie prime e secondo che sono re immesse sul mercato) ma, per ogni toner consumato e quindi per tanti fogli di carta utilizzati, sarà possibile piantare un albero e contribuire così a combattere deforestazione e l’aumento di CO₂.

La gestione consapevole e responsabile dei rifiuti è possibile e dipenda da voi.